CENNI STORICI
Per raccontare la storia dei piccoli levrieri bisogna sicuramente prendere spunto dal libro "Il piccolo levriero nell'arte e nella storia" di Maria Luisa Incontri, titolare dell'affisso " del Calcione", scritto con grande passione per questa razza , nel 1956. Questo meraviglioso libro ci fa rivivere attraverso le parole della Marchesa, il percorso storico della razza che ci sta tanto a cuore: i piccoli levrieri italiani. Si potrebbe far risalire la storia di questa razza alla preistoria,da raffigurazioni trovate incise nella roccia, ma notizie più certe, scritti e figurazioni, li troviamo nella civiltà Egiziana. Infatti il ritrovamento, in Egitto, dello scheletro di un piccolo levriero di 5000 anni fa, ci prova che questi cani già 3000 anni a.C. esistevano. Per cui il percorso del piccolo levriero parte dall'Egitto dei Faraoni, passa dall'antica Grecia, dagli Etruschi, dai Romani per poi ritrovare questa razza nel Medioevo, nel Rinascimento, nelle Corti d'Europa, fino ai giorni nostri, non senza gravi difficoltà. Quindi, dai ritrovamenti, scopriamo che i Faraoni egizi amavano la compagnia di questi cani tanto da seppellire i loro piccoli amici all'esterno delle loro tombe. Anche i Greci ,che li apprezzavano molto per le loro doti di cacciatori instancabili, non disdegnavano la loro compagnia affettuosa e fedele al padrone. Anche gli Etruschi amavano questi cani per la loro grande propensione alla caccia, ma da ritrovamenti come quello di Cerveteri nella "Tomba dei Rilievi" vediamo un levriero rappresentato tra oggetti di uso domestico, quindi si può pensare che esso facesse parte integrante della vita domestica degli etruschi. Nell'antica Roma,molti autori scrissero sul piccolo levriero; vengono descritte scene di caccia, ma anche di dame dell'aristocrazia romana con in grembo questi piccoli cani.
Dopo la caduta dell'Impero Romano la documentazione sul piccolo levriero italiano si perde e dal VI secolo in poi esso continuò il suo viaggio attraverso il tempo e la razza sopravvisse nonostante il lungo periodo
di invasioni barbariche e di guerre. Finito questo oscuro periodo ritroviamo il piccolo levriero in Italia, ed in Europa, raffigurato nelle miniature dei più antichi manoscritti, nei mosaici e nelle sculture del Tardo Medio Evo. Giotto, nel 1305, lo dipinse ai piedi di San Giovacchino negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova. In Francia il Re stesso possedeva dei piccoli levrieri che dormivano nel suo letto. Nel 1300 i piccoli levrieri erano largamente presenti anche nelle Corti d'Inghilterra. In Italia nel XV secolo molti Principi vengono ritratti con la famiglia e con i loro cani preferiti e spesso erano proprio piccoli levrieri. Nel 1400 in Italia la caccia era tenuta in grande onore e bellissime erano le mute dei Signori, famose quelle di Bernabò Visconti,che ne possedeva 5000, anche gli Estensi avevano bellissimi cani e moltissimi di questi erano levrieri ed in particolare piccoli levrieri. Inoltre il piccolo levriero venne raffigurato su una moneta coniata da Gian Francesco Gonzaga, Marchese di Mantova, che fu appunto detta " il cagnolo". Il Rinascimento , quindi, essendo un periodo di splendore vede le Corti Italiane come centri di cultura e di raffinatezza;molte furono le grandi famiglie del 1500 e 1600 che amavano circondarsi di belle cose, di lusso e quindi di bei cani, i levrieri che per le loro forme armoniose esprimono un concetto di grande eleganza. Nel XVI e XVII secolo la caccia subì un calo di popolarità, ma i piccoli levrieri continuarono ad esistere nelle Corti di quasi tutta l'Europa e quindi anche nel 1700 i più famosi artisti hanno raffigurato levrieri; si sa che nella famiglia di Tiepolo venivano allevati piccoli levrieri. Federico il Grande, Re di Prussia, scrisse: " La più grande amicizia che io abbia apprezzato l'ho trovata in un cane affettuoso e fidato" ed era un piccolo levriero italiano. E la storia di questo Re e dei suoi cani è bellissima quindi la riporto interamente così come l'ha descritta la Marchesa Maria Luisa Incontri.
In tutta Europa il piccolo levriero divenne il fedele amico delle Dame, anche se nel corso dei secoli non ha mai perso il suo carattere sportivo espresso nella caccia alla lepre. Nel libro la Marchesa Maria Luisa Incontri ci riporta all'inizio del 1900, quando questo cane attraversò una crisi così grave da provocarne quasi la scomparsa. Il piccolo levriero diventa così solo un cane di lusso per ricche signore e quindi si cerca di creare soggetti sempre più piccoli allevati in consanguineità, che nel corso di pochi anni portò alla diminuzione della fertilità del piccolo levriero; i soggetti erano rari ed il nanismo li rendeva deboli e delicatissimi;questo portò ad una serissima crisi per la razza. Il 1923 fu un anno importante per la rinascita dell' allevamento del piccolo levriero in Italia; la Marchesa Montecuccoli degli Erri comprò da un allevatore tedesco dei piccoli levrieri iniziando l'allevamento che nel 1930 ottenne l'affisso "di Peltrengo". Negli stessi anni anche l'Avvocato Cavallini iniziò un grande allevamento denominato " di Solcio" e finalmente la razza ricominciò a migliorare, a le difficoltà non erano ancora finite. La seconda guerra mondiale dette un grande colpo agli allevamenti distruggendo i due più grandi allevamenti con tutti i loro cani; alla fine della guerra l'allevamento "di Peltrengo" si ritrovò con un solo cane, il vecchio stallone Picci di Peltrengo, ma la Marchesa Montecuccoli non si diede per vinta ed importò dall'Austria la fattrice Fly Von Gastuna ed in poco tempo riuscì a far ripartire il suo allevamento. Maria Luisa Incontri comprò in quegli anni Komtesse von Gastuna in Austria e iniziò un allevamento che nel 1953 ottenne l'affisso "del Calcione".
FEDERICO IL GRANDE
Questo grande uomo non fu povero di sentimenti e la sua anima non fu paralizzata dalla totale assenza dell'amore, egli amò e cercò l'amore nell'affetto dei suoi piccoli levrieri che mai gli hanno mentito, e mai lo hanno tradito, e sempre, nelle sue vittorie e nelle sue tristezze, sono stati vicini al grande Imperatore. Federico II era sempre contornato dai suoi piccoli levrieri italiani e ne ha posseduti sino a trentacinque. Conosciamo i nomi dei suoi preferiti, essi erano: Alcmene, Phillys, Thisbe, Pan, Diana, Amoretto, Superbo, Pax, Loulou, Biche. La piccola Biche non lo lasciava mai, la notte non dormiva con gli altri nel canile ma restava nel letto del re. Quando Federico II viaggiava, i suoi cani lo seguivano dignitosamente seduti in una carrozza tirata da sei cavalli. I cocchieri dovevano parlare con il massimo rispetto ai cani di Sua Maestà e per esempio si udiva durante il viaggio: "Mademoiselle, la prego di stare tranquilla e di non abbaiare così forte". Biche seguiva il re anche in guerra e come afferma Thibault non lo abbandonava neppure durante la battaglia. Un giorno, in una battaglia, Federico si era allontanato dal suo Stato Maggiore; per salvarsi da una pattuglia di dragoni ungheresi si nascose in un fossato, sotto un ponte di legno, in attesa che la pattuglia nemica si allontanasse. Il re aveva fra le braccia la fedele piccola Biche che, se avesse abbaiato al passaggio dei cavalli dei dragoni ungheresi sul ponte, avrebbe tradito il suo padrone. Ma Biche si nascose nel mantello del suo re e attese tremando che i soldati nemici si allontanassero senza fare il più piccolo mugolio che potesse tradire il suo padrone. Federico tornato tra i suoi generali mostrava a tutti Biche dichiarando che essa era la sua più grande amica. Nella battaglia di Soor, la piccola canina Biche fu fatta prigioniera, e passò in ostaggio al generale Radasi che la mandò in dono a sua moglie. Federico sollecitò la restituzione della sua preferita e lunghi furono i negoziati per la restituzione della piccola prigioniera. Alla fine Biche fu rimandata al suo padrone per mezzo del generale Rothemburg. L'Imperatore era al suo tavolo che lavorava con la schiena voltata all'ingresso, appena Biche vide il suo padrone, si lanciò sul tavolo e rovesciando fogli e carte mise le sue zampette sulle spalle di Federico e cominciò a dimostrare al re con tutte le moine il suo affetto e la sua tenerezza. La gioia di Federico fu grande, i suoi occhi erano pieni di lagrime per la commozione, e mai fu visto così felice e sorridente. Dopo la morte Biche ebbe l'onore di un monumento e il re scrisse per lei un distico che fu messo come epitaffio sulla tomba della cagnolina. Negli ultimi anni della sua vita Federico II si ritirò a Sans-souci dove abitò in quattro o cinque stanze della grande casa, e sempre più si chiuse nella sua solitudine avendo come sola compagnia i suoi cani. Al mattino egli suonava col flauto le vecchie arie che lo avevano accompagnato nelle vittorie e nelle ore dolorose, passeggiando nelle sue stanze, dove il letto le poltrone e le sedie strappate mostravano le intemperanze dei piccoli amici. Heinrich F.Diez racconta di una udienza avuta dal re al ritorno di una missione all'estero. Egli parla del vecchio re e dei giochi che faceva con il piccolo levriero che aveva in grembo mentre venivano discussi affari di stato importantissimi. Federico passeggiava spesso nel parco di Sans-Souci e si recava sulla terrazza al cimitero dei suoi cani, che aveva fatto costruire nel 1714. in mezzo alle piccole tombe c'era la tomba di marmo che lo attendeva e che egli si era fatta costruire per essere sepolto in mezzo ai suoi cani. Il 15 agosto 1786 Federico lavorò come sempre, ma nelle ordinanze che gli venivano presentate per la firma, questa era ormai illeggibile. Il giorno 16 le sue condizioni peggiorarono rapidamente, in un momento di lucidità chiamò il Generale Rohdlich, per dargli la parola d'ordine, ma non potè parlare. Il suo ultimo pensiero fu per la piccola levrette che tremava vicino a lui e ordinò che fosse avvolta in una coperta. Dopo questo, domandò l'ora e l'agonia cominciò. Federico non fu sepolto sulla terrazza di Sana_Souci in mezzo alle tombe dei suoi cani come egli aveva sempre desiderato. Questi sentimentalismi non furono permessi ad un grande imperatore tedesco, ed il suo successore dette ordine che il corpo di Federico fosse portato al tempio della guarnigione dove già riposava suo padre. I piccoli levrieri nelle tombe del terrapieno di Sans-Souci attesero invano che il loro padrone venisse a riposare fra loro. Molti sono i ritratti di Federico dove egli è rappresentato con i suoi cani e lo vediamo con loro anche nei ritratti da bambino; in un quadro il Principe gioca armato di lancia a fare il guerriero vicino ad un piccolo levriero che abbaia. Ed un altro di questi cani lo vediamo in un ritratto di Federico e di sua sorella Guglielmina fanciulli. Egli però da fanciullo non possedeva questi cani. Suo padre non permise mai che ne avesse ed il piccolo Federico ne soffrì molto. Quando adulto comprò i suoi piccoli levrieri da un famoso cacciatore di Berlino Federico fece aggiungere nei suoi ritratti di quando era fanciullo i piccoli levrieri e li fece dipingere dal pittore Pesne. Anche nei suoi ritratti da adulto ebbe sempre vicino i suoi cani e da celebri pittori fece raffigurare i piccoli levrieri nei medaglioni del Castello di SANS-souci. I piccoli amici di Federico il Grande sono fra i cani più famosi della storia ed i loro nomi, Biche, Alcmene, Amoretto, sono ancora dati ai piccoli levrieri di oggi in onore dei cani del grande Imperatore.
IL FUTURO DEL PICCOLO LEVRIERO ITALIANO
Tutti gi allevatori italiani e molti allevatori e giudici stranieri sono d'accordo nel lottare contro la mentalità ottocentesca che vuol vedere nel nostro levriero un delicatissimo cane di lusso. Quale sarà il futuro del piccolo levriero italiano? Come abbiamo visto esso ha avuto periodi di preminenza e di oscurità. Questi ultimi periodi sono esistiti principalmente quando questo cane perse le sue caratteristiche di cane da caccia e divenne solamente un cane da salotto. La moda è molto incostante e lo è anche per i cani. Mentre le razze dei cani da caccia e da utilità risentono molto meno di questa incostanza, nei cani da compagnia la volubilità della moda è molto risentita. I cani da caccia e di utilità seguono gli alti e bassi della moda soprattutto quando le loro razze passano al ruolo di cani da compagnia. Questo è avvenuto ad esempio, in questi ultimi anni per il bassotto tedesco,per il cocker spaniel, per alcune razze di terriers e anche per certe razze di cani da utilità. Nel periodo in cui questi cani diventano di moda e assumono il ruolo di cani da compagnia, l'uomo arriva addirittura a cambiarli nel loro fisico, e per arrivare all'esagerazione delle sue caratteristiche provoca l'indebolimento della razza e degli istinti attitudinari del cane. Oggi abbiamo bassotti nani e terriers che non sono più cani da tana, spaniels non più cacciatori, cani da pastore che fuggono alla vista delle pecore e cani da difesa timidi e paurosi. Il piccolo levriero, oggi considerato solamente cane di lusso, e del quale raramente vengono apprezzate le doti di cacciatore, è un cane che dovrà, continuando questo stato di cose, sottostare alle variazioni della oda, e rischiare di scomparire. Chi possiede piccoli levrieri sa che questi cani, malgrado l'apparenza di fragilità, sono forti e coraggiosi e che, se allevati razionalmente, dando loro la possibilità di vivere una vera vita di levrieri, essi sono dei bravi e resistentissimi cacciatori. Il dovere degli allevatori italiani è di migliorare questa nostra antichissima razza e di riportarla alle sue attitudini sportive cercando di combattere ogni forma di nanismo e di degenerazione. Laddove esistono riserve di caccia in cui la lepre abbondi si dovrebbe riprendere la tradizione del piccolo levriero come cane da seguito, secondo le sue fondamentali caratteristiche somatiche. Posso affermare che nell'allevamento del Calcione esistono tali premesse e quindi i piccoli levrieri hanno ripreso il ruolo di cani da caccia. È interessante vedere come l'istinto di caccia sia sviluppato in questi cani, essi sono ottimi come segugi e come battitori per alzare fagiani nel bosco. In molti paesi d'Europa il piccolo levriero non fa parte, come in Italia, della razze da compagnia ma è catalogato nella famiglia dei levrieri. Bisogna che anche nel suo paese di origine riprenda il suo posto fra i levrieri e data la vigente disposizione per la difesa della selvaggina che limita l'uso dei grandi levrieri egli potrà essere il solo levriero segugio usato per la caccia alla lepre. Abbiamo in Italia, come cani di lusso, antichissime razze quali quelle dei bolognesi e dei maltesi e non vi è nessuna ragione che l'unica antica razza di levriero che esiste nel nostro paese sia considerata cane da compagnia. Il piccolo levriero italiano deve continuare il suo viaggio attraverso i tempi e deve essere apprezzato non soltanto per la sa bellezza e la sua eleganza, ma per l'intelligenza, per la forza fisica,che lo ha fatto sopravvivere per secoli senza mutare le sue caratteristiche di elegante fragilità, per le sue qualità affettive e per le sue eccellenti attitudini sportive.
Dorella Goldoni
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